L’artrosi anca (o coxartrosi) è una patologia muscolo-scheletrica degenerativa assolutamente da combattere. Causa lesioni progressive della cartilagine articolare che, col tempo, tende ad assottigliarsi sempre più. La perdita di cartilagine altera l’osso sub-condrale (che può subire un’ipertrofia ossea): i capi articolari (testa del femore e capsula acetabolare) aumentano di dimensione e deviano, tendini e legamenti subiscono modifiche. I capi articolari privati della cartilagine sono soggetti a sfregamento che compromette la funzionalità dell’articolazione fino a rendere l’artrosi invalidante.
Il dottor Michele Massaro, specialista in protesi anca mini invasiva, interviene da anni su casi più o meno gravi e sa perfettamente che questo tipo di artrosi può rischiare di compromettere seriamente l’autonomia del movimento e l’autosufficienza.
L’anca è la più grande e complessa articolazione dello scheletro umano: è essenziale per la stabilità, mobilità ed equilibrio del nostro corpo.
Artrosi dell’anca: rischi e complicanze
Si inizia con un dolore lieve ma costante (avvertito all’altezza della zona inguinale, nel lato interno o nella parte anteriore della coscia), scricchiolio dell’articolazione, mal di schiena, lieve lombalgia, una fastidiosa sensazione di rigidità senza sapere che, a lungo andare, l’artrosi anca può evolversi in qualcosa di più preoccupante: difficoltà a camminare, impossibilità di compiere movimenti di normale routine fino a limitazioni gravi di deambulazione ed alla totale infermità.
L’artrosi dell’anca può essere dovuta a fattori genetici, a traumi o incidenti ma i sintomi, le complicanze ed i rischi restano gli stessi. La situazione peggiore è la coxartrosi bilaterale (che coinvolge entrambe le anche).
Quali sono i soggetti maggiormente colpiti? Sono più le donne dai 65 anni in su, oltre alle persone obese, in sovrappeso o sedentarie. Nell’80% dei casi, si tratta di soggetti over 75 ma può colpire anche giovani o persone di 40-50 anni.
Esperti come il dottor Michele Massaro, specialista in protesi anca e ginocchio, consigliano sempre ai pazienti di mantenere il peso forma, svolgere una discreta attività fisica (camminata, cyclette, esercizi mirati a mantenere un buon tono muscolare) e seguire una dieta adeguata (ricca di vitamina A, C. K, B12, Omega 3 riducendo le proteine animali).
Spesso, anche la postura gioca un ruolo importante nella prevenzione dell’artrosi anca: assumere una postura sbagliata significa sottoporre ad un maggior carico le articolazioni rispetto ad altre. Questo fattore di rischio espone le articolazioni a sviluppare l’artrosi più precocemente.
Artrosi anca: metodi d’intervento del dr. Michele Massaro
L’esame diagnostico che confermerà un’eventuale coxartrosi è la Risonanza Magnetica Nucleare, oltre all’esame obiettivo, anamnesi, radiografia e TAC che mostreranno il restringimento articolare dovuto alla graduale scomparsa della cartilagine.
Allo stadio iniziale, l’artrosi anca può essere curata con una terapia conservativa ovvero:
- Esercizi fisici mirati;
- Dimagrimento;
- Antidolorifici (paracetamolo);
- FANS (antinfiammatori non steroidei);
- Condroprotettori;
- Infiltrazioni di corticosteroidi.
Nel caso in cui la terapia conservativa non dia gli effetti sperati, è bene pensare alla possibilità di un intervento di chirurgia mini invasiva. Con questo intervento, chirurghi preparati come il dr. Michele Massaro rimuovono con cura cartilagine ed osso danneggiati dall’artrosi sostituendoli con una protesi avanzata (più piccola e resistente di quella tradizionale, realizzata con materiali evoluti e biocompatibili) per ripristinare la funzionalità dell’articolazione. L’intervento ha successo nel 95% dei casi e consente al paziente di riprendere a praticare alcuni sport.
Perché il dr. Michele Massaro ha scelto la chirurgia mini invasiva
Attualmente, la protesi anca mini invasiva è l’unica soluzione per la coxartrosi invalidante. L’intervento chirurgico per impiantarla è avanzato, si avvale di strumenti sempre più precisi e piccoli, ha il massimo rispetto per il corpo.
“Non viene inciso alcun muscolo, viene mantenuta una buona porzione del collo femorale e preservati nervi, vari e strutture periarticolari. Cartilagine, muscoli e massa ossea sani non vengono sezionati bensì divaricati. L’intervento, i tempi di recupero e riabilitazione sono più rapidi, il rischio di lussazioni si riduce quasi a zero”. In sostanza, la chirurgia mini invasiva per l’impianto di una protesi anca assicura un minor trauma (dolore e gonfiore), minore perdita di sangue durante e dopo l’intervento. Diminuiscono anche i rischi e le complicanze (infezioni, lussazioni post-operatorie), l’incisione è ridotta, quindi le cicatrici risulteranno più piccole e meno visibili.
Nella fase post-operatoria, la fisioterapia risulta fondamentale per il completo e corretto recupero dell’articolazione: si inizia a mobilizzare (passivamente ed attivamente) l’articolazione nelle prime ore successive all’intervento (o il giorno dopo) per riattivare subito la muscolatura ed attenuare il dolore. Generalmente, il paziente potrà riprendere le normali attività quotidiane dopo 3-4 mesi dall’intervento.
Quanto dura una protesi anca mini invasiva? In media, 20-25 anni ma può durare anche più di 30 anni.